Scooby-Doo: le avventure di un personaggio che non invecchia mai

Livia Soreca
4 min readApr 22, 2021

Scooby! (Scoob!) è il nuovo film d’animazione sul cane detective più amato dal lontano 1969: diretto da Tony Cervone e distribuito dalla Warner Bros, da Pasqua 2021 è stato reso disponibile in Italia sulle piattaforme streaming Sky e Now. Impossibile non conoscere la storia dei cinque amici (Fred, Daphne, Velma, Shaggy e il cane Scooby) che, appassionati di investigazione, fondano la “Misteri e Affini” (“Mistery Incorporated”) e che in questa nuovissima avventura affronteranno — con un inaspettato crossover, e non è neanche l’unico — un altro personaggio figlio della collaborazione Hannah-Barbera, Dick Dastardly, con l’aiuto di Blue Falcon e Cane Prodigio, facendo tappa persino nella terra di Captain Cavey. Una storia del tutto moderna, ambientata nei giorni nostri tra riferimenti a IKEA, Netflix e Simon Cowell, con un pizzico di sci-fi e di tecnologia avanzata: vediamo Shaggy utilizzare uno smartphone già nella sua preadolescenza, Blue Falcon interagire con il proprio fandom sui social networks, tutti elementi che collocano i personaggi in un periodo storico allo stesso modo?

Scooby e il nuovo millennio

La “Misteri e Affini” smaschera furfanti da ben 52 anni, il tempo passa ma i nostri cinque protagonisti vivono nella loro eterna giovinezza, cristallizzati nei loro costumi anni ’60-’70 anche quando la serie TV — la loro prima apparizione — viene affiancata dai primi lungometraggi ambientati negli anni Duemila.
Scooby-Doo e il viaggio nel tempo (Scooby-Doo and the Cyber Chase, 2001, regia di Jim Sternsturm), ad esempio, costituisce il primo approccio della “Misteri e Affini” con il mondo della tecnologia, dei computer e dei videogiochi. Scooby, Shaggy e gli altri sono invitati da un loro vecchio amico nella sua università per provare un nuovissimo videogioco i cui protagonisti sono proprio i nostri cinque amici. A causa di un pericolosissimo virus informatico — e con un pizzico di fantasia — la “Misteri e Affini” finisce con l’essere intrappolata nel gioco: qui dovranno superare i dodici livelli che lo compongono e affrontare il cattivissimo virus di cui scopriranno anche l’ideatore.

Nell’epoca in cui si diffondono le prime console per videogiochi più famose, un film d’animazione dominato dall’informatica non può non far appassionare grandi e piccoli a questa avventura che cavalca perfettamente il nuovissimo gusto del pubblico. Nello stesso anno viene rilasciato persino il videogioco ispirato al film per Play Station e Game Boy Advance.

Questo potrebbe lasciar credere che ogni avventura sia ambientata necessariamente nell’anno o nel periodo corrispondente ma in realtà non è sempre così: non tutti i lungometraggi seguono un ordine cronologico ben preciso. Basterebbe pensare al primo film d’animazione, Scooby-Doo e l’isola degli zombie (Scooby-Doo on Zombie Island), diretto da Jim Sterstrum e rilasciato negli Stati Uniti nel 1998 e in Italia solo nel 2002. È un film dai toni cupi, pregno di mistero, rituali e maledizioni a differenza delle avventure in cui l’elemento fantastico o paranormale si rivela un marchingegno dell’antagonista. L’indagine sul caso degli zombie e del cattivo pirata Morgan Mezzaluna viene innescato da un espediente che verrà ripreso più volte: la riunione della “Misteri e Affini” — si presume uno scioglimento del gruppo antecedente all’azione — per aiutare uno dei membri, in questo caso Daphne alle prese con il suo nuovo lavoro di conduttrice di un programma su eventi sovrannaturali. È un espediente che troviamo anche nel primo live action, Scooby-Doo (2002, regia di Raja Gosnell), in cui i protagonisti si ritrovano sullo stesso aereo per risolvere un misteriosissimo caso in un parco a tema horror chiamato Spooky Island. Qui è messa in luce quell’eterna cristallizzazione dei personaggi, vestiti sempre allo stesso modo, bloccati nell’epoca in cui essi sono stati creati anche quando si ritrovano a convivere con quelli che sono i ventenni degli anni Duemila.

I viaggi di Scooby

Da qui seguono quasi due decenni di film — d’animazione e non — e serie TV in cui le vicende si susseguono, quasi senza tempo, da un luogo all’altro. Il furgoncino verde e arancione della “Misteri e Affini” trasporta Scooby in lungo e in largo, da una parte all’altra del mondo: in Australia (Scooby-Doo e la leggenda del vampiro, 2003), in Messico (Scooby-Doo e il terrore del Messico, 2004), in Scozia (Scooby-Doo e il mostro di Loch Ness, 2004), in Egitto (Scooby-Doo e la mummia maledetta, 2006), in Giappone (Scooby-Doo e la spada del Samurai, 2009) e in tantissimi altri luoghi, persino immaginari come Gotham City in Scooby-Doo & Batman — Il caso irrisolto, diretto da Jake Castorena nel 2018.

Cambiano gli scenari, cambiano le situazioni, passano gli anni — in un ordine più o meno coerente — ma Fred, Daphne, Velma, Shaggy e Scooby sono lì. Sempre loro, sempre uguali, il mondo intorno a loro invecchia ma loro sembrano immuni a questo cambiamento. Eppure interagiscono col mondo esterno e — lo abbiamo visto — in Scooby! sanno perfettamente rapportarsi con i social networks e con i media. Il film, addirittura, inizia con l’incontro di Shaggy e Scooby; se in altri episodi era avvenuto in un certo modo, qui l’avvenimento è trasposto davvero tanto in avanti nel tempo.

È vero che si parla di personaggi fittizi e che forse nel mondo dell’animazione tutto è lecito, ma trovare una coerenza è fondamentale per un pubblico attento, e quella vista finora, questa cristallizzazione dei personaggi, può essere vista come un’incoerenza? I nostri cinque amici sono davvero, in qualche modo, fermi nel tempo? O piuttosto, anno dopo anno, sono stati resi eterni nel loro modo di rinascere e rinnovarsi?

--

--

Livia Soreca

Scrivo su CulturaPop 🎬📚 a volte su Everyeye 🇯🇵 • Colleziono gadget 🃏 e ogni tanto (video)gioco 🎮🎲